Tra stelle e polvere

La Giornata Internazionale dei Viaggi dell'Uomo nello Spazio ci ricorda il potenziale straordinario della nostra specie, capace di superare i confini dell'atmosfera, eppure così spesso incapace di superare quelli dell'egoismo e dell'avidità.
Dalla rivoluzione industriale fino alle moderne tecnologie, il progresso ha corso veloce – ma non tutti sono saliti a bordo. Tra ricchezze smisurate e povertà crescenti, tra innovazioni avveniristiche e interepopolazioni lasciate indietro, ci chiediamo: dov'è l'errore?
È ancora possibile raddrizzare il tiro e usare il nostro genio non solo per conquistare nuovi mondi, ma per salvare il nostro?
Questo paradosso ci costringe a interrogarci sulla natura della nostra specie, sulle priorità che abbiamo scelto e, soprattutto, sull'errore fondamentale che ha deviato il nostro percorso evolutivo:l'avidità, che è forse il tratto più distruttivo dell'umanità.
L'umanità ha investito risorse straordinarie nell'esplorazionespaziale, e ciò ha avuto ricadute positive anche sulla Terra: dalle tecnologie satellitari alle innovazioni in campo medico.
Ma mentre guardavamo le stelle, non abbiamo risolto le ingiustizie sotto i nostri piedi.
Ancora oggi, secondo i dati delle Nazioni Unite, oltre 700 milioni di persone vivono in condizioni di povertà estrema: intere comunità non hanno accesso all'acqua potabile, all'istruzione o a curesanitarie basilari.
E il problema non è la mancanza di risorse, ma la loro cattiva distribuzione; ormai questa è una caratteristica comune per avere un posto importante nella società, una competizione sulla crescita infinita in un mondo finito.
Ma chi ha deciso che la storia doveva essere scritta così?
La tecnologia ci sta distruggendo, o siamo noi che giustifichiamo alcuni nostri atti dietro di essa?Purtroppo, questa è una crisi di valori, di visione, di empatia.
Abbiamo imparato a costruire razzi, ma non a gestire i nostri impulsi.
Abbiamo mappato galassielontane, ma ci perdiamo nel comprendere il vicino.
Abbiamo mandato sonde su Marte, ma nonsappiamo come garantire diritti umani fondamentali in molte parti del mondo. E questo divario siallarga ogni giorno di più.
Eppure, una domanda fondamentale resta aperta: c'è ancora speranza?
In conclusione, possiamo affermare che l'uomo è sempre stato schiavo dell'avidità, alla continua morbosa ricerca del potere e del prestigio, senza curarsi di ciò che accade intorno.
Questo ci viene dimostrato nei romanzi del celebre scrittore inglese Charles Dickens, il quale dimostra ciò che si cela dietro la meravigliosa e perfetta Londra della Rivoluzione Industriale: una realtà fatta di stenti, di povertà, miseria e condizioni di totale abbandono.
Al giorno d'oggi le cose non sono del tutto cambiate; ancora oggi esistono persone che vivono incondizioni di disagio e di povertà, abbandonate a loro stesse ed escluse dalla società. Certo, l'uomo, dal punto di vista tecnologico, si è evoluto: è riuscito ad andare sulla luna, haconosciuto lo spazio e ha avuto un pieno successo.
Ma, dal punto di vista antropologico, l'uomo si è evoluto?La risposta è incerta: da un lato, l'uomo sembra essere rimasto radicato saldamente al potere e alprestigio; dall'altro, si è dimostrato collaborativo nei momenti di difficoltà collettiva.
Quindi, sì, c'è ancora una speranza. Se la tecnologia fosse usata in modo consapevole,probabilmente potrebbe essere una risorsa fondamentale per il genere umano e magari cambiare inpositivo questa società.
A cura di: Francesca Barretta, Eleonora Francione e Martina Legorano