Scarpe e Criminali 

02.12.2024

Le dinamiche e la storia di Santo

La morte di Santo Romano, avvenuta a San Sebastiano al Vesuvio in provincia di Napoli, ha sgomentato molti ragazzi e ragazzi che hanno fatto spopolare sui social un trend a riguardo incitando gli amici a non litigare con chi ti pesta le scarpe. Ma forse non tutti si sono resi conto che le dinamiche della morte di Santo non sono cosí rare come si crede ma si annidano in tutti gli ambienti. Non tutti si rendono conto che le dinamiche coinvolte nell'omicidio di Santo, non sono sporadiche, ma sono frutto di numerosi contesti sociali che riguardano in prima linea il sud dell'Italia e le nostre zone nelle quali é molto facile entrare ma molto difficile uscirne.

Le baby gang perché sono cosí dannose e comuni.

Napoli e provincia è piena di gruppi di ragazzi che spesso sfiorano la criminalità acquisendo anche una certa "fama" nei quartieri in cui escono la sera o nei quali vivono. Con "Baby gang" si intende un fenomeno di Microciminalità organizzata molte volte sono gruppi guidati da maggiorenni ma composti perlopiù da minorenni a partire solitamente dai 13 anni d'età. Ma come riconoscere questi gruppi di persone? I fattori che le contraddistinguono sono i seguenti:

* Il bullismo: spesso vedrai i membri delle Baby gang ridere di chiunque fischiare ragazzi e ragazze per strada e prendere di mira chi reputano piú

insicuro di loro

* Il fumo: i membri delle Baby gang iniziano a fumare da piccoli molto spesso e a vendere o rubare spesso sigarette elettroniche e non.

* Il gruppo: non li vedrai quasi mai da soli perché è il gruppo a costituire la loro forza.

* I litigi: spesso le Baby gang si scontrano tra loro talvolta per motivi futili come una scarpa calpestata che ha determinato la morte di Santo Romano.

Dopo questo elenco vi sarete forse resi conto che le Baby gang sono più comuni di ciò che si pensa. "Fai affari con la mala in Italia, il vicino che ti spara in Italia" Questa è una barra di Fabri Fibra nella canzone "in Italia" che ci spiega che anche il vicino di casa (che potrebbe essere chiunque) può spararci e far parte della criminalità organizzata "Di norma gli uomini sono stupidi, ingrati, invidiosi, bramosi degli averi altrui; abusano della propria superiorità quando sono forti e diventano delinquenti quando sono deboli." Voltaire con questa frase ci affaccia alla realtà nuda e cruda sugli esseri umani, è spesso la debolezza, la brama di oggetti materiali e la popolarità a spingere molti ad entrare nella criminalitá che sembra l'unico modo per ottenere ciò che si desidera in fondo gli uomini e le gazze ladre sono molto simili vogliono tutto ciò che luccica e a volte ci si spinge troppo in là pur di sembrare superiori.

A cura di Chiara Marra


Mai più un #Santo in paradiso

"Gli avevo portato un panino ,lo abbiamo mangiato insieme, gliel'ho fatto mangiare io prima che scendesse come un bambino"

Questo è quanto accadde la notte del primo Novembre dell'anno corrente,l'ultimo ricordo di una madre,Filomena,inconsapevole che, pochi istanti dopo, suo figlio di appena diciannove anni non sarebbe più tornato a casa.

È mezzanotte, "Santino",come lo chiamavano amici e parenti,avrebbe dovuto festeggiare il suo onomastico sul lungomare.

Uno dei suoi amici, scasualmente, calpestò una scarpa di un diciassettenne e tra i due iniziò un'accesa lite: Santo cercò di riappacificare i due, ma il suo gesto eroico quella sera fu ripagato con una pallottola che gli trafisse il cuore, augurandogli una morte certa.

"Questa scarpa è tutto quello che rimane di lui quella notte"

È tutto quello che la sua ragazza,Simona,ha di materiale di quella sera, oltre al vuoto immenso che gli ha recato la scena che ha visto.

" Santo avrà per sempre diciannove anni, mentre chi lo ha ucciso tra vent'anni uscirà di galera e continuerà a vivere. Dov'è lo Stato?"

Santo sognava di diventare un calciatore, stava progettando il suo natale con la madre e un suo futuro con la persona che amava più di sé stesso, promettendogli di sposarla e di avere quei due gemellini che Simona tanto desiderava.

Ora tutti i progetti si sono dissolti nel vuoto insieme al suo corpo, che madre e fidanzata hanno urlato con tutta la loro voce al corteo tenutosi pochi giorni fa.

Non hanno partecipato solo amici e parenti, ma anche scuole, associazioni e tutti quei genitori impauriti per la vita dei loro figli.

Quello di Santo non è il primo ma una delle tante vite spezzate qui a Napoli, come Emanuele Tufano di quindici anni, Arcangelo Correra di diciotto e Giambattista Cutolo di ventiquattro.

Ed è questa manifestazione a segnalare lo Stato che Napoli è messa in ginocchio da un sistema molto più grande di quello che sembra, che viene vissuto tutti i giorni dai napoletani con l'ansia e la paura di uscire la mattina e di non tornare a casa la sera.

Allora la domanda sorge spontanea:

È così fugace la nostra vita?

Basta veramente una scarpa o qualsiasi motivo futile a rendere una persona capace di decidere le sorti di un'altra, in un arco di tempo macroscopico ma fatale?

Probabilmente queste domande non avranno mai una risposta razionale, ma l'unica certezza di tutti quelli che portano nel cuore un proiettile molto più pesante di quello che ha trafitto Santino, quello del dolore, è che non è morto per una scarpa: lui è morto perché un minorenne, da poco uscito dal carcere minorile di Nisida, dove era detenuto per spaccio, andava tranquillamente in giro con una pistola e con l'intenzione di usarla. Quella notte ha solo trovato il pretesto per farlo,ed è proprio la scarpa il pretesto per farlo.

La sua morte è raccontata in modo tale da distogliere l'attenzione dalle vere questioni, concentrandosi su dettagli superflui solo per trovare un titolo d'effetto sulle pagine dei giornali, mentre la sofferenza di una madre e di una famiglia distrutta dal dolore rischia di passare in secondo piano.

Santo non tornerà indietro, e il racconto della sua storia dovrebbe rispettare la sua memoria, piuttosto che cercare sensazionalismi: non correrà più su un campo da calcio e non vivrà più quei momenti belli della vita, che di solito diamo per scontati, come un consiglio di una madre, un bacio dalla persona amata o un appoggio da un amico.

Napoli è come un interruttore rotto: non riesce ad accendere una vita lontana dalla criminalità che subito prevale il buio di una realtà evidente in chi ogni giorno la gente che vive lì ha la speranza di aggiustare, come nel caso di Santino.

Ed è proprio qui che lo Stato deve intervenire, cercare di aggiustare questo interruttore una volta e per sempre e dare valore a tutti quei ragazzi che, nel proprio piccolo, lo volevano accendere combattendo nel buio.

A cura di Francesca Barretta

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