Le magie dell’uomo: il teatro

L'uomo da sempre mente di essere ciò che non è e che non sarà mai, per mostrarsi forte, e spesso questo comportamento è confuso con il"recitare" ma in realtà non è così.
Il teatro viene dal greco "Theàomai" che significa guardare ma l'arte teatrale non si limita solamente e qualcosa che deve essere guardato. Le commedie e le tragedie teatrali nascono nell'antica Grecia con tragediografi e commediografi che spesso studiamo ancora oggi come Sofocle e Aristofane.
All'inizio alle donne non era permesso recitare ragion per cui si usavano le maschere che rappresentavano i volti di diversi personaggi con le relative espressioni.
In seguito i romani seguono il modello greco per introdurre questa forma d'arte nella loro cultura e si serve di commediografi come Plauto e Terenzio.
Nel medioevo il teatro viene usato a scopo religioso durante la settimana santa ad esempio per rappresentare la passione sacra; Infatti è solamente nel rinascimento che il teatro ritorna ad avere la sua funzione originale: quella di raccontare opere laiche in questo caso le opere più importanti sono La iena di Ariosto e La mandragola di Macchiavelli.
Nei secoli avvenire il teatro si evolve cambiando testi cambiando attori cambiando modo di recitare e permettendo alle donne di poter recitare. Oggi l'arte teatrale, spesso confusa con la settima arte, (arte cinematografica) non è una questione di finzione poiché spesso ci si trova a dover abbracciare le proprie fragilità per poter entrare meglio in un ruolo anche creando empatia con il personaggio quindi non fingendo di esserlo ma di diventarlo.
"Tutto il mondo è un palcoscenico" disse Shakespeare e penso ce non ci si possa trovare più d'accordo di così. Oggi soprattutto noi partenopei insceniamo commedie di Eduardo De Filippo, Gaetano Di Maio, Raffaele Viviani ed Eduardo Scarpetta che sono ricche di sfaccettature anche più tristi e delicate come in "Napoli Milionaria" di Eduardo De Filippo, la cui trama narra di una città indebolita dai postumi della guerra e da personaggi delicati e complessi nei quali gi attori si immergono per poterli interpretare.
E quindi:
"Benvenuti a teatro! Dove tutto è finto ma niente è falso!" come disse Gigi Proietti, poiché il falso è una bugia e a teatro non si mente, MA si recita la finzione poiché gli attori entrano nei panni di qualcuno che non è come loro.
Il teatro non è solo un luogo dove si impersonano ruoli, ma è uno spazio dove l'attore esplora le sfumature più intime dell'essere umano, dando vita a emozioni e storie che, pur essendo frutto della finzione, riflettono aspetti autentici della condizione umana.
Ogni personaggio, anche se distante dalla propria realtà, è un'opportunità per l'attore di confrontarsi con diverse parti di sé, scoprendo nuove dimensioni di empatia e verità.
Recitare significa, dunque, entrare in un gioco di verità condivisa, dove il pubblico riconosce nella finzione qualcosa di reale, e nell'esperienza teatrale trova una rivelazione di sé stesso, dunque fingere di essere qualcuno che non si è non significa recitare ma mentire a se stessi e nel teatro nulla è menzogna.
A cura di: Chiara Marra