La Salute Mentale: un cammino verso la consapevolezza

È una parte essenziale del nostro benessere, tanto quanto la salute fisica, anche se spesso viene sottovalutata o ignorata. Prendersi cura della propria mente dovrebbe essere normale quanto curarsi per un'influenza o una ferita.
Non c'è una sola causa alla base di un disagio mentale: la genetica può avere un ruolo, ma anche l'ambiente in cui cresciamo, le esperienze che viviamo, il modo in cui trattiamo il nostro corpo e le relazioni che costruiamo ogni giorno. Ogni fattore può pesare in modo diverso, e ciò che per qualcuno è sopportabile, per un altro può essere un peso enorme. È importante ricordare che ognuno ha la propria storia e che nessuno è immune.
Riconoscere che qualcosa non va è il primo passo.
Ansia costante, tristezza profonda, insonnia, stanchezza cronica, difficoltà a concentrarsi, cambiamenti nell'alimentazione, attacchi di panico, autolesionismo: sono tutti segnali da non ignorare. A volte si nascondono dietro un sorriso forzato o una battuta di troppo. Altre volte si fanno sentire in silenzio, come un nodo che non va via. Imparare a riconoscerli, in noi e negli altri, può fare la differenza.
Questo argomento riguarda moltissime persone. Anche quelle che ridono sempre, quelle sarcastiche, quelle che sembrano non avere mai un pensiero. Riguarda tutti. Noi compresi. La salute mentale è troppo spesso svalutata, messa in secondo piano, trattata come qualcosa di meno importante. Eppure, ignorarla è un errore che può costare caro.
Perchè dopo il "processo", o come molti lo definiscono, la "condanna", sembra quasi impossibile trovare una via d'uscita.
Ammettere di avere un problema non è mai facile. Soprattutto quando il primo a cui devi dirlo è un genitore. Quel nodo in gola… stringe più di qualsiasi altra cosa. E a volte, per sfuggire a quel dolore, l'unica via sembra farci ancora più male. Un male che cambia volto per ognuno: chi ha un disturbo alimentare inizia ad accarezzarsi la gola, chi vive un disturbo borderline si spacca le nocche, chi è autolesionista si taglia, si brucia, si graffia. Non è da poco. Non è mai da poco.
Questo mese, che porta con sé troppe vittime, ci ricorda che non bisogna cedere. Che non possiamo permettere che il peso che sentiamo ci schiacci del tutto.
Ma allora… come si fa?
È facile a dirsi, lo so.
Ma dentro ognuno di noi esiste una forza che spesso non vediamo: una forza che hanno tutti, anche chi si sente il più fragile. Anzi, spesso proprio chi si sente debole è quello che resiste da più tempo, che tiene duro in silenzio, che combatte senza dirlo a nessuno.
Ci sono tanti motivi per cui quella forza sembra irraggiungibili: l’insicurezza, l'abitudine al dolore, l'idea che "farsi forza" significhi tutto e andare avanti. Ma nessuno ci ha dato le armi giuste. Nessuno ci ha insegnato davvero ad ascoltarci.
Per questo, il supporto psicologico è fondamentale.
È la chiave.
Non abbiamo le competenze di uno psicologo, non possiamo dirvi esattamente cosa vi dirà o come vi sentirete.
Ma possiamo dirvi questo: il cambiamento non sarà immediato. Forse ci vorranno mesi, forse anni.
Ma va bene così.
Perché un giorno vi sveglierete e vi sentirete leggeri.
Liberi.
Amerete di nuovo, sorriderete senza peso.
E sarà meraviglioso.
Eppure, ancora oggi, dire "vado dallo psicologo" fa storcere il naso. Come se fosse una vergogna. Come se la mente non avesse il diritto di ammalarsi e guarire, proprio come il corpo. Ma questo silenzio fa male.
Parlarne non è cercare attenzione: è tendere una mano a chi si sente solo. È rompere il tabù, creare spazio per l'ascolto, per il rispetto, per la cura.La salute mentale è un cammino, non una meta. Non significa essere sempre felici, ma imparare a stare accanto a sé stessi anche nei giorni più difficili. Nessuno è sbagliato per ciò che prova. Parlare, cercare aiuto, raccontare la propria storia: sono gesti rivoluzionari.
Piccoli semi di cambiamento, che possono salvare vite.
A cura di: Gioia Picascia e Martina Legorano