La Soluzione della Moda

Le agenzie di moda, ad esempio, giocano un ruolo cruciale nel creare e imporre standard fisici estremamente restrittivi. La bellezzache promuovono è quella di corpi esili, con misure precise e caratteristiche fisiche bendefinite, che escludono ogni tipo di diversità.
Questi standard diventano un imperativo perchi sogna di entrare nel mondo della moda, spingendo i modelli e le modelle a ricorrere adiete estreme, pratiche dannose e, talvolta, all'uso di sostanze per raggiungere la"perfezione" richiesta. La pressione incessante per adattarsi a questi canoni fisici non solo ha un impatto diretto sul benessere fisico, ma mina anche la salute psicologica, generando un costante timore di non essere mai abbastanza.
Questa ossessione per l'estetica perfetta e per il corpo ideale non riguarda solo chi lavora nel settore, ma tocca anche il pubblico. Le immagini di modelle e modelli perfetti, che riempiono le vetrine, i social media e le riviste, alimentano una convinzione pericolosa: quella di non essere mai abbastanza.
Ogni giorno milioni di persone si confrontano con modelli di bellezza irrealistici e incomprensibili, sentendosi inadeguate e incapaci diraggiungere un ideale che sembra lontano e impossibile. Questo porta a un processo di auto denigrazione, in cui il valore personale si misura esclusivamente sull'aspetto fisico.
Le conseguenze sono gravi: una crescente insoddisfazione, ansia, disturbi alimentari e problemi di autostima che diventano difficili da superare. In questo contesto, la moda,anziché essere uno strumento di inclusività e celebrazione della diversità, spesso contribuisce a creare un ambiente tossico dove l'apparenza diventa l'unico metro di giudizio.
La convinzione di non essere mai abbastanza si radica nella cultura della moda, creando cicli di insoddisfazione che non solo limitano la libertà individuale, ma possono anchedanneggiare profondamente la salute mentale e fisica delle persone coinvolte.
Armine Harutyunyan è la modella di 23 anni che Gucci ha riconosciuto come una delle cento top più sexy del mondo. Dopo aver ottenuto l'ambito riconoscimento, però, per lei è cominciato un vero e proprio stillicidio mediatico: è stata accusata di essere inadatta almondo della moda perché non incarna i canoni di bellezza comunemente accettati, avendodi conseguenza critiche offensive e razziste. Armine però non è l'unica: molte altre modelle e anche modelli subiscono di questostereotipo nell'ambito della moda (e di conseguenza, nei maggiori dei casi, diventa ancheetico e sociale) che va avanti fin dalla notte dei tempi.
Fin dall'antichità la bellezza femminile è stata valutata e misurata sulla base di un modello estetico di riferimento, riconosciuto dalla società in un determinato contesto storico e culturale.
Dal modello ideale discendono i canoni estetici, ovvero le caratteristiche tipichedella bellezza. In tal senso, maggiore è la somiglianza di una donna rispetto ai parametridefiniti, maggiormente essa è considerata bella.
Tuttavia, l'ideale estetico non è un criterio assoluto, immutabile, universale, ma rappresentauna costruzione socioculturale, in quanto si genera e si modifica continuamente nell'alveodella società e della cultura entro cui si colloca. In virtù di ciò, l'ideale corporeo imposto dai media, riguarda non solo l'aspetto estetico, ma è associato anche a significati sociali più profondi, intensamente ricercati soprattutto dalle ragazze adolescenti, le quali spesso appaiono intrappolate in un angosciante conflitto con il proprio corpo, traendone la conclusione che le proprie difficoltà personali e sociali sono inequivocabilmente collegate al loro peso corporeo e che, dunque, il raggiungimento dellamagrezza rappresenterà "la soluzione" in grado di migliorare notevolmente la propriaautostima, di garantire la popolarità e il giudizio positivo degli altri.
Un cambiamento è non solo auspicabile, ma necessario: è tempo di rompere il silenzio su questi temi e lavorare insieme per costruire un'industria che celebri la bellezza in tutte le sueforme. Solo così potremo trasformare la moda da un campo di pressione e conformità a unvero e proprio spazio di espressione e libertà, dove ogni persona può sentirsi "abbastanza"e, soprattutto, meritevole di essere celebrata per ciò che è.
A cura di: Francesca Barretta e Gioia Picascia.