Facoltà di Medicina

07.01.2025

La strada verso la medicina: sogni e sfide di una delle facoltà più ambite 

La facoltà di medicina è un percorso universitario affascinante e impegnativo, scelto da chi desidera dedicare la propria vita alla cura e al benessere degli altri. Ogni anno, migliaia di studenti affrontano il temuto test di ingresso, un passaggio obbligato che richiede una preparazione approfondita in biologia, chimica, fisica e logica. Superarlo significa aprirsi le porte di un cammino che unisce scienza, umanità e responsabilità sociale.


Il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, della durata di sei anni per un totale di 360 crediti formativi universitari, alterna teoria e pratica.  
 I primi anni sono dedicati alle discipline scientifiche di base come anatomia, biologia, chimica e biochimica, che costituiscono le fondamenta per comprendere il funzionamento del corpo umano. 

Con il progredire degli studi, il piano formativo si concentra sulle materie cliniche come patologia, farmacologia e medicina interna, integrando lezioni frontali con attività di laboratorio e tirocini; uno degli aspetti più formativi di questo percorso è l'ingresso in ospedale, che avviene dal terzo anno in poi. Qui gli studenti accompagnano i medici durante le visite ai pazienti, imparando ad ascoltare, osservare e raccogliere informazioni fondamentali per una diagnosi corretta. Questa esperienza non solo consolida le conoscenze teoriche, ma permette anche di sviluppare empatia e rispetto, qualità essenziali per un buon medico.

Studiare medicina è un'esperienza che richiede grande impegno e sacrificio. Gli studenti devono affrontare un carico di studio considerevole, esami complessi e orari impegnativi, spesso rinunciando al tempo libero e ai momenti di svago. Inoltre, il contatto con situazioni cliniche difficili può mettere a dura prova l'equilibrio emotivo, richiedendo una forte capacità di resilienza e una grande motivazione. Nonostante tutto, la possibilità di fare la differenza nella vita delle persone rappresenta una spinta unica e insostituibile. La medicina non è soltanto una professione, ma una missione che richiede dedizione, passione e una profonda umanità.Al termine dei sei anni di studio, i neolaureati devono completare un tirocinio pratico-valutativo di tre mesi, che sostituisce il precedente esame di Stato per l'abilitazione alla professione medica. Una volta completato con successo, possono iscriversi all'Ordine dei Medici e iniziare a esercitare la professione. Per molti, però, la formazione continua con un percorso di specializzazione, che può durare dai quattro ai cinque anni a seconda dell'area scelta. 

Le possibilità di specializzazione sono molteplici, dalla pediatria alla cardiologia, dalla chirurgia alla psichiatria, offrendo opportunità di crescita e realizzazione professionale in diversi campi. Le opportunità lavorative per i laureati in medicina non si limitano al lavoro ospedaliero. Molti scelgono di intraprendere carriere nella ricerca, contribuendo allo sviluppo di nuove terapie e tecnologie, oppure nella medicina preventiva, con un focus sulla promozione della salute pubblica, altri ancora si dedicano all'insegnamento, formando le future generazioni di medici.

Intervista a Michele Mauriello, studente di medicina

Abbiamo visto come da sempre ci sia un dibattito sulla Facoltà di Medicina, dal momento che il tasso di occupazione dei medici in Italia è sempre minore; cosa pensi dei vari cambiamenti che ha subito il test d'ingresso della facoltà?

Penso che siano dei cambiamenti che rischiano di creare una situazione ancora più caotica rispetto a quella che già c'era, e a pensarlo non sono solo io, ma anche gli studenti e i professori della mia università, come molti altri colleghi di altre università. Quando prima era in vigore il vecchio test di ingresso, uno studente passava gran parte dell'anno prima della prova a prepararsi per la selezione; questo, tuttavia, ti dava comunque la possibilità di preparare un piano B, così da sapere già a cosa dedicarti se non fossi entrato. Oggi invece, con la nuova riforma, c'è il rischio di non essere selezionati nonostante si siano passati almeno sei mesi tra i banchi della facoltà di medicina. Con un mondo sempre più competitivo e veloce, dove è importante laurearti in tempo e con voti alti, è un vero spreco far rischiare a uno studente di perdere sei mesi del proprio tempo.

Non è vero che hanno abolito il numero chiuso (nel 2025/2026 saranno 20.867 gli iscritti alle facoltà di Medicina e Chirurgia di tutta Italia) e non è nemmeno così vero che hanno abolito il test di ingresso, dato che per la nuova selezione bisognerà superare tutti gli esami del primo semestre. Inoltre, bisogna anche pensare al fatto che le università italiane non sono fisicamente pronte ad accogliere la miriade di studenti che vuole iscriversi a medicina.

Cosa ti ha spinto ha voler fare Medicina?

Sono tanti i motivi, soprattutto personali. Diventare medico non era il sogno che avevo da quando ero bambino, nonostante mi ha sempre affascinato voler sapere come fossimo fatti e come funzionasse il nostro organismo. Sono state le esperienze che ho vissuto a spingermi a voler percorrere questa strada. Il mio obbiettivo è avere un giorno tutte le capacità necessarie per aiutare chi ha bisogno.

Proseguire questi studi può essere difficile anche a livello emotivo, come ha scritto la nostra scrittrice Gioia; cosa consiglieresti ai futuri studenti per cercare di non cedere da questo punto di vista?

Bisogna essere testardi, molto testardi, e avere tanta grinta. Capita spesso che lo studio ci metta in competizione in primis con noi stessi. Tuttavia, l'obbiettivo deve essere quello di vivere il proprio percorso accademico con piacere. Bisogna anche imparare a godersi il momento, a godere dei piccoli traguardi di ogni giorno.

Voglio inoltre citare un mio amico, nonché mio mentore, attualmente al sesto anno di medicina e prossimo alla laurea. Bisogna sempre credere di essere i migliori, anche col rischio di sviluppare un complesso di superiorità: se vuoi diventare un buon medico, non puoi concederti il lusso di dubitare delle tue stesse capacità. Tuttavia, oltre alla forte fiducia in sé stessi (che si acquista col tempo, col lavoro e con i sacrifici) bisogna anche avere l'umiltà di restare con i piedi per terra. Devi lavorare tanto, credendo però che nessuno possa lavorare meglio di te.

Quale metodo di studio, a parer tuo, è più efficace per far sì che non si presenti un sovraccarico negli studenti?

Ognuno utilizza il proprio metodo di studio; un buon metodo di studio è come un abito su misura che va cucito in base alle proprie esigenze, capacità, attitudini, talenti. Un metodo di studio potrebbe essere una salvezza per qualcuno e una catastrofe per un altro. Perciò ognuno dovrebbe sviluppare il proprio. Tuttavia, il consiglio migliore che posso dare è quello di giocare sempre di anticipo. Evitate di arretrarvi il programma, studiate tutto volta per volta, anche se questo vi poterà a perdere qualche ora di sonno o a sacrificare un'uscita con gli amici. La mole di lavoro è tanta già dal primo anno, per questo bisogna rimboccarsi le maniche fin da subito. Alle volte potrebbe essere utile anche consultare gli argomenti prima ancora di vederli a lezione, almeno per avere un'idea più chiara della spiegazione del prof o della prof.

Una domanda un po' più complessa: secondo te, qual è l'aspetto più importante del "medico"? Perché è importante coltivare nei cuori dei ragazzi la voglia, la passione, di mettersi a disposizione del prossimo, nonostante ci siano così tanti rischi nel mestiere?

Il medico, come qualsiasi altro mestiere, andrebbe fatto convocazione. Tuttavia, questo non basta. Ci vuole tanta testa e tanto cuore. Devi essere consapevole che lo fai prima per gli altri e poi per te stesso. Non devi pensare solo al guadagno o al prestigio che ottieni mettendoti addosso un camicie bianco. Lo fai per aiutare gli altri, per metterti a disposizione del prossimo, per permettere anche alle future generazioni una prospettiva di vita migliore. Citando uno dei miei prof, è importante che il livello di salute di una società sia alto: una società sana significa una società felice, e una società felice produce sempre più beni e più ricchezze. Di conseguenza, impegnarsi per la salute degli altri è il modo migliore per favorire il progresso di una comunità.

Cosa auguri alle prossime generazioni che sceglieranno questa strada tortuosa e affascinante allo stesso tempo?

Di avere le idee chiare, di avere tanta fiducia nei propri mezzi, di non fermarsi mai davanti agli ostacoli, di cogliere al volo ogni opportunità, perché in questo percorso, come nella vita, quello che vuoi te lo devi andare a prendere. E di ricordare sempre che si è medici PRIMA PER GLI ALTRI, e poi per sé stessi.


A cura di: Gioia Picascia e Gaia Russo

P.S. Ringraziamo Michele Mauriello per la disponibilità e per averci concesso l’intervista. 

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