Anno 1984

George Orwell riderebbe a crepapelle del mondo che ha lasciato e piangerebbe a dirotto per quello che ha predetto; strapperebbe le pagine del celebre libro, 1984, e darebbe in pasto agli animali quei fogli sporchi di parole. E, infine, pregherebbe Iddio di non aver mai creato Grande Fratello che spia il mondo, la non entità che viaggia alla velocità della luce nelle menti dell'uomo e la setaccia al fine di trovare l'errore.
Ma quale errore può esserci nel pensiero? Chi pensa.
Il problema è proprio chi si prende la libertà -che assurdità!- di andare contro il pensiero inculcato dai degni dell'atto critico, dell'avere un'opinione, dell'esistere…
C'è bisogno di un equilibrio in uno Stato: "io, Presidente, decido Cosa fare della Tua vita, caro suddito".
Ed è successo proprio negli ultimi giorni, nelle lontane terre orientali, che costui uomo dai massimi poteri decreti cosa sia giusto per la (non) libertà dei suoi (non considerati) concittadini: il presidente sudcoreano Yoon, suscitando non poco scalpore Nel mondo, ha annunciato lo stato d'emergenza reintroducendo la dannata legge marziale.
Si immagini la reazione di un popolo che negli anni 80, nel pieno della guerra fredda, era stata costretta a vivere come i cavalli trainanti una pesante carrozza e frustati da due cocchieri famelici di potere; si immagini solo cosa abbiano potuto pensare i genitori di piccole creature che d'ora in poi avrebbero vissuto in un clima bellicoso, dove un passo in più avrebbero costato la vita con una pallottola.
George Orwell avrebbe pianto sulla sua macchina da scrivere e avrebbe chiesto scusa per la sua opera: la libertà è schiavitù. Il piegarsi al volere di un folle è la chiave per sopravvivere; ma i cittadini hanno corso, lottato, barricato la strada ai marziani e sfondato le barriere: la libertà è riscatto.
Costoro non sono stati al volere del "Signore" bensì hanno gettato le armi per terra e si sono fatti giustizia da soli e hanno cambiato il proprio destino. Non sono stati condannati per aver pensato, il crime thinking di Orwell è stato superato, ma biasimano la schiavitù progettata da un ennesimo dittatore mancato. Si sono ribellati al regime distopico di 1984, al grande Partito, e non sono caduti nella passività "di chi controlla il passato per controllare il futuro, di chi controlla il presente per controllare il passato".
Ma Orwell riderebbe lo stesso perché l'uomo è proporzionalmente ridicolo al suo tempo e, mi si permette di dire, siamo in un'epoca tendente al frivolo e alla bassezza della specie: siamo nel frangente che precede la selezione di Darwin, ma ciò accadrà diversamente e cadranno i forti nel tentativo di uccidere i deboli, i ribelli, i veri. E se un gruppo di ribelli siriani è riuscito a far scivolare un'eterna dittatura, magari c'è ancora speranza per questi nuovi figli del Partito… o magari no.
L'autore tanto che ha riso e ha pianto, in un susseguirsi di convulsioni, ha iniziato a tossire macabramente; il nostro destino è racchiuso nei libri, ogni goccia di inchiostro che lascia la penna è un segno indelebile nell'anima di ognuno e ad ognuno verrà strappata quella stessa lacrima bluastra per bagnare la carta ingiallita… per coprire il lavoro disastroso del fato. Ora basterebbe un nuovo autore pari alla penna della Necessità per raccogliere il mondo dal nulla e portarlo al tutto.
Tuttavia, siamo oggettivi e concordiamo tutti che ora le cose funzionano così:
La guerra è pace,
La libertà è schiavitù,
L'ignoranza è forza.
A cura di: Gaia Russo